Lo sferragliare della catena, il clangore della scaletta sulla banchina del Porto Antico, qualche applauso sincero, qualcun altro di circostanza, ma va bene così.

  • Signori, spero che la gita sia stata di vostro gradimento.

Francesco saluta con un gesto della mano l’ultimo giro della giornata e spegne il motore della barca.

  • Chuck!

Senza che debba aggiungere altro, il piccolo e fedele meticcio è al suo fianco; come un sol uomo, i due saltano sulla banchina, in un gesto ormai consumato, ma non prima di aver dato un’ultima occhiata.

Non sarebbe la prima volta che qualche giapponese si attarda a fotografare il Bigo dal mare e rimane chiuso a bordo, ma c’è di buono che un giapponese, quando urla, lo riconosci anche da lontano.

È chinato ad allacciare la pettorina del fido quadrupede quando un brusio crescente arriva dal Grande Blu alle sue spalle.

  • Chuck, giusto in tempo! Vedrai che bulaccata d’acqua che arriva tra poco…

Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che le gocce iniziano a picchiettargli in testa, ma quella pioggia non lo disturba.

Francesco è felice mentre ripensa a come sta procedendo la stagione della sua associazione “Il Caruggio”: da quando l’ha messa su ha puntato a far scoprire Genova dal mare in un contesto intimo, senza i megafoni dei grandi battelli bianchi con i posti assegnati e il percorso standard, ma offrendo ciò che la Superba ha di meglio: il suo profilo affascinante visto dal mare, nel silenzio delle onde, e qualche abbaio di Chuck all’indirizzo del solito gabbiano.

Ancora una stagione così, e potrebbe arrivare un bel motore nuovo.

Il pensiero lo ristora del vento preso in mare, ma non fa in tempo a godere della sensazione.

  • Ma no, belin!

Un foglietto rosa, ripiegato nei tergicristalli.

Rosa.

Impietoso.

Con un gesto ripetuto quasi quanto quello di salire e scendere dalla barca, il ragazzo lo ripone nella tasca dei pantaloni, mentre l’appello mentale dei santi è già arrivato quasi alla fine di marzo, inizi di aprile.

Sale in macchina e copre la breve distanza per raggiungere il quartier generale Ecobike.

  • Che ci fai qui?  Il turno inizia tra due ore!

Ivan lo apostrofa, ma Francesco si sta già cambiando.

  • Boss, ho finito il giro in barca. Cosa vado a fare a casa, per due ore?
  • Beh, almeno porta a casa Chuck, no?
  • Sono con il furgone. Viene con me, no problem. Che dici?
  • A proposito di furgone, sai niente di questa? – Giorgia sventola un foglio molto simile a quello che il ragazzo ripone nella tasca dei pantaloni – ancora una e vinci un peluche.
  • Vengo punito perché vado contro il sistema, boss, ecco il motivo. Comunque, cosa c’è da portare?
  • Guarda, ci sarebbe da andare a Pegli… frutta, verdura e medicinali per il signor Canepa. Sai che da quando è rimasto solo non esce più tanto…

Vado. Chuck!

Il meticcio, che si era accucciato sulla poltrona del Raptor approfittando dell’assenza del legittimo proprietario, scatta sulle quattro zampette, si scrolla e balza al fianco del compagno umano.

Mentre esce dal parcheggio fa appena in tempo a vedere Ivan dietro di lui che si sbraccia per richiamare la sua attenzione.

  • Che succede? Ho dimenticato di caricare qualcosa?
  • No, no. Vai a Pegli, giusto?

Al cenno di assenso del ragazzo, Ivan gli mostra la schermata di Google Maps dal suo cellulare.

Tutto rosso.

Pioggia battente più incidente in sopraelevata uguale traffico paralizzato.

Un’equazione definitiva e tranciante.

  • Non so se ci arrivi a Pegli, tra andare e tornare rischi di giocarti tutta la giornata. Avvisiamo e posticipiamo a domani, dai.

Ivan sta tornando dentro, ma Francesco lo blocca tirando un braccio fuori dal finestrino.

  • C’è spazio per la bici, dietro?
  • Ma direi di sì, perché?
  • Boss, se me la carichi, vado lo stesso. Lo sai che se Canepa non ha le sue medicine poi va in ansia e inizia a tempestare di telefonate il figlio. Quello vive a Milano, dai…
  • Fra, guarda che ci giochiamo tutto il turno. E il furgone pomeriggio serve a Johnny.
  • Digli di venirlo a prendere al parcheggio del Porto Antico. Lascio le chiavi al ragazzo del Bigo.

Senza attendere risposta, ingrana la prima ed esce dal parcheggio.

Aveva appena preso il largo, ma poteva ancora distinguere la Punto bianca e blu della Municipale che si avvicinava al furgone, parcheggiato di traverso davanti alla banchina.

Ma non c’era modo di caricare cassette e bici, non con la pioggia che ormai veniva giù, violenta e tagliente.

  • Chuck, secondo te, senza tutte queste multe, l’avremmo già comprato il motore nuovo?

Il cane aveva tirato fuori la lingua in un sorriso che era quasi uno sberleffo, mentre la Lanterna salutava quei due, inseparabili, compagni di ventura.